Nonostante l’assonanza con il libertario movimento artistico degli anni Venti, DADA è l’acronimo di “Didattiche per Ambienti Di Apprendimento” ed è un innovativo modello educativo sperimentato per la prima volta in Italia nel 2014 dai Licei Scientifici “J.F. Kennedy” e “A. Labriola” di Roma e che oggi conta una rete di circa cento scuole su tutto il territorio nazionale.
Tra queste, unica in Abruzzo, è la Scuola Secondaria di primo grado di Sant’Omero, in provincia di Teramo, che fa parte dell’Istituto Comprensivo di Nereto, Sant’Omero Torano Nuovo.
Qui la sperimentazione del modello DADA è stata avviata nella primavera 2021, nonostante la crisi pandemica, inizialmente per un giorno o due a settimana, per essere applicata estensivamente nell’anno scolastico in corso. L’inaugurazione ufficiale è avvenuta l’11 ottobre con una cerimonia gioiosa e colorata, partecipata dalle autorità municipali e scolastiche, da diverse associazioni del territorio e soprattutto dagli alunni, che hanno celebrato festosamente l’evento proponendo letture di propri testi sul tema.
La particolarità di una scuola DADA è che le aule non sono assegnate alle classi ma all’insegnante, o agli insegnanti della medesima disciplina. Sono, pertanto, gli alunni a recarsi nelle aule – laboratorio, accolti dal docente, secondo un modello organizzativo di matrice anglosassone imperniato sulla cosiddetta Piramide dell’Apprendimento in cui nuovo rilievo viene attribuito al “fare” come strumento per consolidare le conoscenze e acquisire competenze durevoli. Nelle intenzioni si tratta di innescare processi di insegnamento-apprendimento attivo e dinamiche motivazionali in cui offrire agli allievi la possibilità di giocare un ruolo attivo nella costruzione del loro sapere.
La filosofia del progetto, inoltre, è che l’apprendimento possa essere facilitato dal benessere, anche visivo, che sprigionano gli ambienti scolastici, poiché vi si attivano anche elementi emozionali, con una nuova attenzione per la logistica e per l’allestimento delle aule, aspetti spesso sottovalutati nella nostra scuola. Queste sono contrassegnate da diversi colori e i muri sono dipinti con tonalità vivaci, al fine di caratterizzare spazi sereni ed accoglienti, in cui i banchi possono essere a rotelle, oppure organizzati in moduli a incastro per facilitare le attività laboratoriali ed esperienziali. Il docente gestisce in autonomia l’ambiente di apprendimento e può personalizzarlo con immagini, oggetti, poster, pensieri condivisi con gli studenti, esposizione di lavori realizzati collettivamente, e scegliere, in funzione delle attività pianificate, se mantenere una prospettiva frontale o proporre altre forme di relazione, come quella cooperativa, creando le condizioni per un’interazione che generi fiducia, condivisione e partecipazione attiva.
La Dirigente dell’Istituto, Laura D’Ambrosio, ha salutato il progetto come un gesto di lungimiranza e di fiducia in un cambiamento che implica un impegno collettivo, anche logistico, per un’organizzazione puntuale e accurata, che coinvolge un corpo docente illuminato ed aperto al nuovo, e finanche i collaboratori scolastici, impegnati a sanificare le aule a ogni cambio d’ora; oltre agli stessi alunni, cui si richiedono senso di autonomia e rispetto degli spazi, condivisi non soltanto con i propri pari ma con tutti i gruppi classe assegnati al medesimo docente.
Gli allievi, anche i più piccoli, hanno accolto con gioia il radicale mutamento di prospettiva e oggi si muovono con agilità tra i piani dell’edificio, responsabilizzati verso la cura delle chiavi del rispettivo armadietto e dei materiali necessari alle lezioni, che sono prelevati ad ogni cambio di lezione. Anche il movimento, contrapposto alla staticità del modello tradizionale, si rivela utile al mantenimento dell’attenzione, stimolata dallo spostamento, dal cambiamento di ambiente e dei compagni di banco, promuovendo occasioni relazionali che possono rivelarsi salutari, in considerazione della fase pandemica che si sta vivendo e i periodi di isolamento forzato e di didattica a distanza che i ragazzi continuano a subire a causa del Covid.
Restano gioiosamente immutati, nell’accuratezza di un’organizzazione gestita e vigilata secondo modalità e tempi precisi che nulla lasciano all’improvvisazione, l’allegria e il vociare dei ragazzi nei corridoi al cambio d’ora, intermezzi felici di libertà e movimento che, seppur brevemente, hanno davvero qualcosa di “Dada”.