“Dove nasconde gli occhi il cielo?” è la prima pubblicazione poetica dell’attrice abruzzese, fondatrice della Compagnia dei Merli Bianchi, Margherita Di Marco. Margherita è una persona solare, ironica, empatica, culturalmente e civilmente impegnata che riceve in sorte di affrontare una prova esistenziale dura e difficile: la scomparsa, dopo lunga malattia, del suo compagno, il fotografo Pasquale Tarquini, con il quale ha condiviso anche un lungo sodalizio artistico e la stessa fondazione della sua compagnia teatrale a Gulianova.
Di qui l’urgenza di sciogliere quel nodo esistenziale e di tradurlo in qualcosa di condivisibile, come a teatro, del resto, per tentare una catarsi personale che può farsi collettiva. Attraverso la parola il dolore si distanzia, la tenerezza può tradursi in stupore, l’io riconosce ed apprezza i doni dell’amore ricevuto e li enuncia, nominando i ricordi e le emozioni, in quel febbrile intreccio di tenerezza e rimpianto che sempre si accompagna alla perdita di una persona amata.
E’ un testo, “Dove nasconde gli occhi il cielo?” – titolo interrogativo anche se, come scrive l’autrice, “L’anima trova risposte/senza fare domande” – che si fa leggere tutto d’un fiato e rileggere senza stanchezza, giacché nell’esattezza delle parole e nella laconicità dei versi si cela un infinito di visioni e di illuminazioni. In epigrafe una citazione di Cardarelli, “Dovevamo saperlo che l’amore brucia la vita e fa volare il tempo”, e la gratitudine a Poe per il corsivo, ciò che consente all’autrice, nel ricordo, di dare evidenza al dialogare delle anime, in quella sostanziale unità e sorellanza.
Una tessitura di immagini e parole vive anche nella struttura del libro, in cui versi e fotografie si presentano a fronte, suggellate “dai passi fatti insieme”, mentre il dialogo tra l’io che si rivela e la distanza del narrare in terza persona, consente di ricomporre e narrare anche l’indicibile. Percepiamo l’assottigliarsi del tempo che resta, fino all’ineluttabile momento della partenza, quando non si è pronti a ricordare, ma presto la memoria si riempirà di luci e di saggezza (Lascia fluire/ e il disegno appare/ ti seguo/ seguimi).
Ne scaturisce, per il lettore, un quadro di grazia: della vita, come dono dell’esistere in consapevolezza (“Certe anime/lo sapevano già/di doversi amare di più/perché il tempo sarebbe stato meno/…per fortuna lo sapevano”), del dover passare attraverso il dolore per trovare la propria vena d’oro (“…lei sa come attraversarlo tutto/il dolore/c’è dentro/una forma di gioia rara/lo stupore”), dell’unicità del dono della conoscenza dell’Amore (Si elaborano le perdite/non ciò che resta/intatto/sublime/incastonato /in un punto dell’eternità”) e della chiaroveggenza del cuore (Tutto?Sì tutto/Ma tutto non è per sempre/Vero ma è tutto).
Margherita Di Marco, con questo suo libro di versi, ritaglia per sé e per noi un tempo dell’emozione senza rimpianto (“Lo stupore salverà i loro mondi/come due occhi che vedono il cielo/tutte le volte/per la prima volta”) e viene a farci dono di un’esperienza di conoscenza che, pur drammatica ed estrema, apre alla visione che anche l’assenza, in virtù di memoria ed azione, possa farsi compagna di strada e che possa persino confortare. Anche nella sfida di continuare a fare teatro. “Lei chiese/ E se la fortezza crolla?/Lui rispose/Preserva sempre queste cose/granelli/valigie/scarpe buone/libri/e la fortezza sarà con te/ e sarà volante”.
Margherita Di Marco, “Dove nasconde gli occhi il cielo?”, Arsenio Edizioni, Martinsicuro (TE) 2019. Fotografie di Pasquale Tarquini, prefazione di Luca Lezziero.