‘Ambiente interattivo e forme sensibili’, con le opere scultoreo-musicali di Licia Galizia e Michelangelo Lupone

Licia Galizia, Michelangelo Lupone, “Fonte”

All’Aquila, al Gran Sasso Science Institute, c’è tempo fino al 10 ottobre per fare esperienza di un affascinante ambiente interattivo generato da due opere scultoreo-musicali degli artisti Licia Galizia, sue l’ambientazione plastico-spaziale e le sculture, e Michelangelo Lupone, autore del progetto sonologico e musicale.

Declinano il tema dell’acqua: come elemento primordiale indispensabile alla vita, energia e potenza vitale la prima, dal titolo “Fonte”, come abisso perturbante la seconda, dal titolo “Mare oscuro”. Quest’ultima si fa scoperta metafora della contemporaneità, nel riferimento esplicito al Mediterraneo e al suo essere divenuto inconcepibile teatro di immani tragedie.

Tuttavia la bellezza di entrambe conquista per l’occasione che offrono, ed anzi espressamente richiedono al visitatore, di sperimentare una relazione personale ed attiva, una partecipazione che moltiplica l’esperienza dello sguardo, sollecitando tatto, udito e cuore all’unisono. Toccando le forme plastiche, infatti, si attivano le partiture musicali  e gli strumenti di diffusione dei suoni sottesi, tramite dispositivi elettronici denominati planofoni. In ciò si realizza l’intenzione degli artisti di “far coincidere tempo e spazio, dominio privilegiato della musica il primo, e della forma plastica, l’altro, in un’esperienza di fruizione nuova, sia per l’opera musicale sia per quella visiva”.

Licia Galizia, Michelangelo Lupone, “Mare oscuro”

Il tema dell’acqua, archetipico e affascinante, stimola riflessioni sul dualismo della sua natura, portatrice di vita e di morte, di bellezza e rovina, di risurrezione e dissoluzione. “Fonte” evoca lo zampillare di acque sorgive e la manifestazione imprevista del sacro, “Mare oscuro” affonda bianche brume nel nero dei flutti facendosi baratro e fossa ai morti per acqua. Lambite, al tocco le onde plastiche emettono suoni ora acuti e stridenti come di vertigine, ora cupi e profondi come di incubo.

La ricerca artistica di Licia Galizia, che si è formata inizialmente all’Aquila con Fabio Mauri, costruendo un intenso personale percorso espressivo estetico-concettuale, interroga la relazione spazio/tempo traducendola in forme e volute lucenti che paiono talvolta richiamare elementi fitomorfi. Significativo il percorso creativo del Maestro Lupone, impegnato, fin dagli anni ’80 e per molto tempo all’Aquila,  a creare originali “corpi del suono”, secondo un approccio multidisciplinare che integra l’ambito musicale con quello scientifico e tecnologico, producendo grandi installazioni sonore con strumentazioni di propria invenzione.

Il fruttuoso sodalizio tra i due artisti, nell’ambito del PAC, Progetto Arte Contemporanea dell’Aquila, e del CERM, Centro Ricerche Musicali di Roma, cofondato da Lupone, che insegna Composizione Musicale elettroacustica al Conservatorio di Roma, del quale coordina il dipartimento di Nuove tecnologie e Linguaggi musicali, prosegue con successo dal 2005.

“Le opere scultoreo musicali adattative  – scrivono – puntano a stimolare l’interesse anche dei non addetti ai lavori al fine di rendere la fruizione dell’arte contemporanea sempre più accessibile e consapevole”. La complessità scientifica e tecnologica delle  opere motiva la collaborazione con il Gran Sasso Science Institute, che le ospita, aprendo nuove prospettive alla relazione dell’arte con la città.

 

 

 

 

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