C’è un quartiere per l’arte, a Giulianova Alta, tra installazioni, eventi e laboratori creativi. Si snoda tra Piazza Buozzi, cuore di “Approdo”, e i vicoli e spazi intorno al Corso Garibaldi. Qui l’associazione culturale “Ark’arte”, con la direzione di Loredana Iannucci, la storica fondatrice del glorioso “Montone tra il sole e la luna” e il contributo artistico e organizzativo di Fabrizio Mariani, artista e curatore del “Museo d’Arte sul Mare” di San Benedetto del Tronto, ha radunato un gran numero di artisti, chiedendo loro di esprimersi sul tema “Terra mater, Terra mundi” e sugli elementi fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta, tra tutti l’acqua, che esprime allo stesso tempo l’anima più profonda di una città di mare.
Il festival si è aperto il 21 luglio con la sempre coinvolgente energia del settantasettenne Peppe Barra che, riproponendo il suo repertorio storico, ma anche nuove interpretazioni, come la traduzione in napoletano della celebre “No woman no cry”, con ironia, mestiere e grande voce si è fatto interprete delle contraddizioni del nostro tempo, incitando però a non smettere i sogni, ché non tutto è perduto e qualcosa si può ancora aggiustare.
Nella suggestione aggiunta dalle luminarie che segnano lo spazio del festival, le opere degli artisti si colgono discretamente negli spazi artigianali e commerciali dismessi, nei fondaci e nei vicoli più nascosti. E in questa ricerca di esperienze, che può farsi intima nelle strade silenziose, si incontra, in Piazza Buozzi, un’installazione di Mauro Di Giuseppe, dal titolo “Pilar”, in cui il relitto di un’imbarcazione, con i legni restituiti dal mare e immagini video compongono un quadro esplicitamente dedicato ai pescatori di Mazara del Vallo.
“Calce viva” è il titolo del suo secondo lavoro, che cita Empedocle e la natura di un materiale che in sé raccoglie l’azione magica e trasformatrice degli elementi terra, fuoco, acqua, aria.
A circoscrivere il perimetro di “Approdo” sono le bianche, iconiche “pupe” realizzate da Silvia Di Gregorio e Massimo Piunti della Libera Pupazzeria, protagonista di un laboratorio con i più piccoli per la realizzazione di manufatti di cartapesta che si vedranno sfilare nella serata finale del festival, l’8 agosto, come preludio al ballo della pupa.
Le installazioni dello stesso Fabrizio Mariani, di Alfredo Celli e Gualtiero Redivo per P.A.E. (Pescara Art Evolution), e Ma.Co. diversamente riflettono il mondo come ostaggio della plastica ma anche occasione, per questa ed altri materiali, di riuso e nuova vita.
Più avanti Jessica Montebello propone un’opera video molto poetica dal titolo “Bubbles” e Lia Cavo delle bianche creature marine. Paolo Spoltore ha creato un grande giardino di creature di ferro e pietra dedicato alla natura d’Abruzzo terra madre in cui ricomprendere le contraddizioni dell’oggi, Covid in primis.
L’opera “Deja vu” di Raul Rodriguez è un po’ nascosta ma val la pena di scoprire quelle moltitudini di piccoli uomini migranti, come funamboli in pericoloso equilibrio su fili gettati sul vuoto.
Nei sotterranei del Duomo di San Flaviano si trova “Visione”, opera di Alba Folcio, un grande albero della vita le cui fronde sono sagome di uccelli e, più avanti, immergendosi nei fondaci, si incontrano i lavori di Fabrizio Sannicandro, Noemi Caserta, Ambra Lorito, Ivana Michini, RiArtEco e Mara Di Giammatteo, che, con “Futuri estinti” riflette sulla perdita in biodiversità, quindi le poetiche bianche forme create da Serena Vallese e Antonio De Marini.
C’è tempo fino all’8 agosto per godere dello speciale spazio tempo creato da “Approdo” in questa parte della città.
Nella piazza illuminata a nuovo, ogni sera ci sono spettacoli di teatro e musica. Tra questi Peppe Servillo, domani sera, 5 agosto, con un omaggio a Carosone, e il gran finale, domenica 8 agosto, con l’Orchestra Popolare del Salterello e la pupa pirotecnica.