1968-2018: cinquant’anni con Spazio Tre
Un teatro e una città, Teramo, della quale essere cuore artistico pulsante, attivatore di cultura, germe di passione per il teatro, tramite per la conoscenza di avanguardie storiche e novità del panorama nazionale e internazionale. Nei cinquant’anni appena compiuti e sobriamente festeggiati di “Spazio Tre” c’è tutto, a cominciare dalla mitica data del ’68, quando nacque tra venti di cambiamento e slanci rivoluzionari. Si chiamava allora semplicemente “Teatro sperimentale Teramo” e il suo ideatore, Silvio Araclio, all’epoca diciottenne, sognava di irrompere nella scena nazionale, cosa che spesso accadde, sintonizzandosi con quell’irripetibile clima di trasformazione e di visione che aveva visto nascere all’Aquila, solo quattro anni prima, un Teatro Stabile e che riecheggiava in Europa gli influssi fecondi della ricerca e della sperimentazione del cosiddetto “Terzo teatro” e le incursioni del già leggendario Living Theatre.
“Spazio Tre” riuscì a far coagulare quegli spunti di interesse per una scena viva e differente in cui affrontare tematiche importanti e di rottura, facendo parlare di sé le cronache teatrali nazionali, con scelte drammaturgiche coraggiose che attingevano alla nuova scena americana, come con “Blues” di Tennessee Williams o europea di Jonesco e Jarry ma anche ai classici, primi fra tutti Sofocle e Shakespeare, senza disdegnare i nuovi autori contemporanei, con una particolare cura ed innovazione nell’approccio agli elementi scenici e ai costumi.
Nell’originaria sede della Fratellanza Artigiana volle essere un teatro di repertorio, con un proprio organico cartellone e, per necessità, soprattutto all’inizio, fu un teatro “totale”, pronto ad occupare tutti gli spazi a disposizione, anche i portoni e i luoghi abbandonati. Tra il ’70 e il ’72 fu ospite nel complesso della Madonna delle Grazie e nel ’77, dopo mesi di nomadismo, la compagnia, che intanto aveva preso il nome di “Teatro Come”, occupò i locali dell’ex GIL, bonificandoli, come racconta Araclio, e trasformandoli da spazi fatiscenti in un un vero e proprio teatro. Il Comune ben presto avvalorerà la presenza della compagnia nello stabile con una convenzione che cesserà dieci anni più tardi, a seguito di una ingiunzione comunale.
Tuttavia, forte dei propri risultati, di una operatività ormai rinosciuta e sostenuta da un
pubblico in qualche misura “formato” e di una sua necessità civile e culturale, nel 1990 la compagnia, rinnovata anche nella propria struttura e organizzazione interna, affittò quella che è l’attuale sede in Via Cona 101, cambiando la propria denominazione in “Spazio Tre”, a indicare proprio una sua terza collocazione spaziale e allo stesso tempo una terza fase nella vita del teatro, che si consolida intorno alla figura del Direttore artistico e regista Silvio Araclio, con Presidente Carla Piantieri, l’attrice che fin dagli inizi ha condiviso con Araclio il progetto e gli obiettivi culturali del teatro.
Nel 1980, intanto, era nata la Scuola di Teatro Spazio Tre, inizialmente Laboratorio Teatrale, che Araclio definisce con orgoglio “la prima scuola di teatro d’Abruzzo” e ai cui corsi si sono formati tantissimi attori, alcuni successivamente confluiti nell’Accademia Nazionale Silvio D’Amico e che oggi calcano con successo i palcoscenici italiani. Nel tempo gli attori stabili di Spazio Tre e lo stesso regista Araclio hanno intessuto relazioni virtuose con il mondo della scuola, realizzando molteplici attività di pedagogia teatrale rivolte agli studenti di ogni ordine e grado.
Accanto alla produzione di spettacoli, la rassegna di punta che Spazio Tre assicura con continuità alla città è “Maggio Festeggiante” (“Maggiofest”), nata nel 1992 e strutturata inizialmente in quattro sezioni, di teatro, danza, musica e cinema, cui si sono aggiunte oggi anche mostre e presentazioni di libri. Araclio parla con un certo orgoglio della sezione cinema “che – racconta – ha ospitato tanti nuovi registi del cinema italiano presentandone la filmografia completa ed intuendone spesso con lungimiranza il futuro successo”. Si parla, infatti, tra i tanti, di personalità quali Mario Martone e Roberta Torre (1996), Pappi Corsicato (1998), Paolo Virzì (1999), Ferzan Ozpetek (2001), Franca Valeri (2003), Matteo Garrone (2005), Paolo Sorrentino (2006), Carlo Verdone (2010), Lina Wertmuller (2016) e Gianni Amelio (2018).
Dal 1994 al “Maggiofest” si affianca la rassegna d’essai “Scena d’autunno”, progettata come “un’occasione per far conoscere nuovi linguaggi e una vetrina per giovani autori, drammaturghi, attori e musicisti”.
Con tale organica operatività culturale, Spazio Tre è riuscito nel suo intento originario di dare un teatro alla sua città costruendone un tessuto culturale, formare un pubblico per il suo teatro e fare del teatro un’esperienza necessaria, qualificante e culturalmente influente.